Conferenza Stampa di presentazione della 34° ed. delle Giornate Professionali di Cinema

Si è tenuta oggi presso la sala cinema ANICA la conferenza stampa di presentazione dei dati del mercato cinematografico 2011 e della 34° edizione delle Giornate Professionali di Cinema.

Oltre ai dati relativi all’anno 2011, da gennaio al 20 novembre, presentiamo qui di seguito gli interventi dei presidenti Riccardo Tozzi (ANICA), Angelo Barbagallo (produttori ANICA), Filippo Roviglioni (distributori ANICA), Lionello Cerri (ANEC), Carlo Bernaschi (ANEM), il comunicato stampa e il programma delle Giornate Professionali di Cinema che si svolgeranno a Sorrento dal 28 novembre al 1 dicembre.

TABELLA 1A (presenze incassi) – TABELLA 2A (quote mercato) – TABELLA (top film) 3A  – TABELLA (top film) 3B TABELLA (top film) 3CTABELLA 4A (top italiani)

 

Gli interventi dei Presidenti

RICCARDO TOZZI – PRESIDENTE ANICA
Un saluto alle “Giornate Professionali di Cinema”, il mio primo da Presidente ANICA.
Un grazie a Sorrento, che ospita di nuovo questa manifestazione, giunta alla sua 34a edizione, e grazie anche a tutti gli operatori che con il loro lavoro rendono possibile e “professionale” questo appuntamento. L’anno 2011, su cui tutti siamo tenuti a riflettere, ha visto contrapporsi due tendenze contraddittorie: da una parte il cinema italiano è tornato dopo decenni a un livello record, sfiorando la quota del 40% del mercato nazionale; dall’altra si constata una diminuzione importante del prodotto statunitense. Ciò ha portato a una stagnazione nel complesso del sistema, che, al di là dei picchi in alto o in basso tipici di un mercato ciclico, si è attestato negli ultimi anni intorno ai 100 – 120 milioni di biglietti venduti. Ciò, per un paese come l’Italia, non può bastare: dobbiamo far diventare più grande questa torta che ci dividiamo ogni anno, che cambia di sapore, ma non di sostanza. Perché ciò avvenga, è necessario, a mio avviso, fare due cose semplici: la prima è produrre più cinema italiano. La maturità del prodotto italiano, che si è rivolto alla sala con grande rispetto, ha portato alla constatazione che i film italiani sono decisivi per la salute dell’intero sistema. E il sistema di sale, di conseguenza, deve rispettare di più il prodotto italiano. Un sistema costruito guardando ai blockbuster americani, e che dunque ha sancito anche il successo dei blockbuster italiani, ha ora bisogno del contrappeso di un moderno circuito di multisale urbane che accolgano meglio i film nazionali, in tutta la loro varietà produttiva, esaltando il carattere di identificazione del pubblico con le storie che il cinema italiano riesce a raccontare. Non voglio dire che una simile trasformazione si possa fare in poco tempo, ma che occorre iniziare a pensarci seriamente e che è necessario che tutto il settore sia unito e marci verso la stessa direzione.

ANGELO BARBAGALLO – PRESIDENTE PRODUTTORI ANICA
La conferma dell’ottimo andamento del cinema italiano in sala è innegabile. La quota nazionale di mercato raggiunta è molto alta: a novembre 2011 siamo al 38% delle presenze, l’anno scorso eravamo al 30%. Ci sono 5 milioni di spettatori in più rispetto al 2010, per un totale di circa 33 milioni di biglietti acquistati per vedere un film italiano o di coproduzione: è un risultato di altri tempi, da prendere come segnale importante per la nostra produzione. C’è una domanda importante di cinema italiano che si è concretizzata quasi tutta nelle commedie, è fondamentale però che l’industria nazionale ampli la sua gamma di proposte. I risultati dei film di Moretti e Sorrentino dimostrano che lo spazio per il cinema d’autore esiste ancora e va rinvigorito.
Dobbiamo essere tutti consapevoli che i film nazionali sono quelli che fanno la differenza sul mercato. Di fronte a una difficoltà di rinnovamento della proposta del cinema statunitense, al cinema italiano è affidata la tenuta e la crescita del cinema in sala.
Ma proprio nel momento in cui si dovrebbe brindare al successo del nostro cinema ci sono segnali di grande criticità: fatta eccezione per il box office le risorse ulteriori da destinare alla produzione continuano a calare. La crisi delle televisioni generaliste rende incerti gli investimenti delle loro filiali, le pay tv tentano di abbassare i prezzi pur sfruttando i film in maniera massiccia e l’home video non ha più la forza di qualche anno fa, impoverito dalla pirateria, mentre il mercato on line sconta nel nostro paese un gravissimo ritardo. Il tax credit resta una risorsa essenziale, senza la quale non saremmo arrivati a simili risultati. Ma è giunto il momento, per la sopravvivenza del sistema, di chiederci tutti insieme cosa fare per poter produrre di più, differenziando l’offerta,con risultati sempre migliori per raggiungere un nuovo equilibrio che possa soddisfare ciascuna componente del settore e dare dunque più stabilità al sistema.

FILIPPO ROVIGLIONI – PRESIDENTE DISTRIBUTORI ANICA
I dati dell’anno 2011 debbono farci preoccupare. La discesa degli incassi dell’11% e del pubblico dell’8,5% non può lasciarci indifferenti, seppure si recuperi un po’ rispetto al 2009, che però era stato un anno molto debole, e ci si trovi di fronte alla più grande performance delle pellicole italiane degli ultimi anni, che raggiungono la quota record di mercato di circa il 40%.
C’è un evidente rallentamento nell’approvvigionamento di titoli d’oltreoceano che non riesce a essere compensato dall’exploit del prodotto italiano. Il fenomeno si rivela importante e strutturale se si guarda al fatto che, nei sei mesi che vanno da aprile a settembre del 2011, si è venduto solo il 30% dei biglietti. Un problema che conosciamo bene e che sembrava superato negli ultimi anni dall’uscita di importanti blockbuster internazionali, proprio nei mesi caldi in Italia per il termometro ma non, tradizionalmente, per il botteghino. Il successo sempre più vasto di pubblico e d’incasso dei film italiani suggerisce una riflessione sulle uscite . Il cinema italiano ha sempre preferito le uscite tra ottobre e marzo, non solo perché statisticamente più proficuo, ma anche perché nei mesi di maggior luce, ovvero quelli estivi si gira la maggior parte delle pellicole nazionali. Il successo dei nostri titoli e una certa flessione di quelli stranieri in genere e americani in particolare, ha aumentato l’affollamento del prodotto italiano nei sei mesi di maggior proposta. Specie  le commedie si trovano in un’ alternanza così stretta, se non in sovrapposizione, tale da poter comprimere la specifica potenzialità del prodotto. In situazioni simili , seppure con un prodotto oggettivamente spesso più adatto e in particolare con i multiplex, le aziende americane hanno aperto una strada che  si e’ rivelata vincente, allentando la concorrenza e allungando la tenitura. Mutatis mutandis, occorrerà che anche i produttori italiani considerino se la strategia attuale sia ancora la più giusta o se , almeno per certi prodotti e a certe condizioni, non sia più proficuo -se non necessario – ampliare le opportunità di uscita. Il pubblico si è di nuovo abituato, in questi ultimi anni, ad andare al cinema per vedere film italiani. E’ venuto il momento di mettere in campo iniziative che favoriscano scelte coraggiose: il mercato interno, per un film nazionale, è spesso l’unica occasione per incassare, e la quota sala, con il diminuire di fonti importanti come la tv e l’homevideo, è la più rilevante. Non è facile cambiare gli atteggiamenti, ma non impossibile. Uno spunto alla riflessione che rivolgo anche al neo presidente degli esercenti, Lionello Cerri, valente produttore di ottimi film italiani, a cui auguro buon lavoro.

LIONELLO CERRI – PRESIDENTE ANEC
La crisi del mercato è chiaramente una crisi del prodotto, come dimostra il fatto che quando il prodotto c’è, il pubblico affolla le sale. Ma credo anche sia un errore pensare che l’Italia possa ottenere gli stessi risultati della Francia. L’obiettivo prioritario non è arrivare a 200 milioni di spettatori annui, bensì riconquistare gli stessi spettatori che abbiamo avuto nel 2010, quando le sale hanno staccato 120 milioni di biglietti, per poi puntare a crescere progressivamente ogni anno. E’ una condizione che può verificarsi solo se si ha un mercato maturo. Ciò vuol dire innanzitutto combattere la stagionalità ed essere in condizione di uscire con buoni film per 11 mesi l’anno. Va tenuto in particolare conto che uscire d’estate non significa avere solo blockbuster ma anche film medi, per consentire a tutte le sale di lavorare. Attualmente, infatti, dei circa 4 mila schermi che operano in Italia, solo un migliaio resta aperto nei mesi estivi, mentre gli altri chiudono per mancanza di prodotto adeguato. Da parte dell’esercizio dovrà esserci disponibilità a dare certezze alla distribuzione, per ottenere un maggior numero di film in periodi oggi cinematograficamente carenti. Altro punto di forza di un mercato maturo è rappresentato da una migliore comunicazione del cinema. I nostri giovani hanno avuto un’educazione all’immagine molto deteriore, a causa soprattutto di una programmazione televisiva che da almeno quindici anni è degradata a fiction e reality. Bisogna dunque realizzare un nuovo approccio all’immagine, attraverso progetti adeguati. Le risorse statali sono poche e dunque dovremo sommarci quelle degli enti locali ma soprattutto gli investimenti privati. Dobbiamo dunque lavorare insieme a quelle aziende che, attraverso il cinema, vogliono comunicare con il nostro pubblico. Penso al product placement ma anche ad altri progetti che coinvolgano tutta la filiera. Un esempio concreto può essere la lotteria del cinema, un’idea che propongo da tempo e che ha raccolto grande interesse sia da parte dell’esercizio che della produzione e della distribuzione. Attraverso lo star system del cinema noi possiamo vendere un sogno,  avvicinando così il  pubblico e recuperando nuove risorse. Ma mercato maturo significa anche transizione al digitale, sostegno alle sale di città, lotta alla pirateria, e soprattutto collaborazione trasparente con tutta la filiera cinema e con le istituzioni nazionali e territoriali. Ciò allo scopo di restituire alla sala il ruolo centrale che le spetta, visto che la sala è elemento fondamentale dello sviluppo economico, culturale e sociale di ogni comunità e del paese intero.

CARLO BERNASCHI – PRESIDENTE ANEM
Potrei racchiudere alcuni commenti ai primi dati ufficiali del 2011 (in attesa dei dati definitivi comprendenti il mese di dicembre) utilizzando i titoli dei primi tre film italiani: E’ stata una “bella giornata” per il cinema italiano che ha saputo mostrare le sue potenzialità, le sue professionalità e le sue capacità anche di incasso. Il 38% delle presenze in film italiani è un risultato storico, inaspettato e spero replicabile. L’industria cinematografica nazionale ha dimostrato non essere “immatura” e pertanto è stata pienamente promossa; ora tocca al sistema politico far si che questi risultati vengano condivisi da tutte le strutture cinematografiche, siano esse multisale e multiplex, ma anche e soprattutto le sale di città, che oggi vivono in una situazione di profonda crisi e precarietà. “Qualunquemente” i numeri assoluti mostrano un arretramento rispetto l’anno record 2010,     (-8,18% di spettatori) che potremmo forse in parte recuperare nel prossimo mese di dicembre ma che comunque segnalano un trend negativo. Siamo tutti consapevoli del difficile momento economico del nostro paese e, anche per questo, l’esercizio cinematografico ha consolidato e variegato le politiche di prezzo e le agevolazioni per gli spettatori. Anche se in alcune situazioni (soprattutto nelle grandi metropoli) i prezzi massimi hanno visto un leggero incremento, i prezzi medi si mantengono al di sotto delle medie europee e nonostante l’aumento dell’iva mostrano un decremento rispetto alla media dello scorso anno (da 6,68 euro del 2010 a 6,50 euro del 2011). Sarebbe opportuna una grande, significativa, coinvolgente campagna promozionale a favore del cinema, una campagna in grado di utilizzare tutti i più moderni sistemi della comunicazione, una campagna aperta al contributo di tutte le componenti della nostra industria. Anche per questo, ora più che mai, è necessario lavorare tutti insieme per portare il cinema italiano ed il consumo in sala ai livelli che merita. Nonostante la scarsità di risorse pubbliche abbiamo realizzato dei risultati unici in Europa e tra i primi nel mondo. Ed è per questo che ritengo necessario avviare una profonda riflessione sugli strumenti e sui metodi della buona politica per l’audiovisivo, per far crescere il mercato e permettere agli spettatori – tutti gli spettatori – di trovare sale cinematografiche vive e piene di emozioni.

 

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