Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Digitali

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L’attualità di ANICA e gli aggiornamenti sui temi principali del settore

28/11/2025

IL Sole 24 ORE

Un’industria competitiva in un momento particolare. Le sfide del settore
Alessandro Usai. Presidente ANICA

 

Nelle ultime settimane è emerso con grande chiarezza che quella dell’industria audiovisiva è una storia molto poco raccontata al di fuori della comunità degli addetti ai lavori. In realtà anche molti che ne fanno parte non sempre hanno chiari tutti i processi e le complesse dinamiche che influiscono sulla salute delle imprese e della sua filiera.

Nell’ultimo anno, il primo del mio mandato da Presidente dell’ANICA, ho capito che è nostra responsabilità far conoscere meglio il settore agli stessi protagonisti dell’industria e soprattutto ai decision maker nelle istituzioni e agli animatori del dibattito pubblico.

Quella dell’industria cinematografica e audiovisiva è una storia di successo. Dico questo aiutato dagli autorevoli economisti di Cassa Depositi e Prestiti, che in ben tre studi tra il 2022 e il 2025 hanno estratto dalla miniera dei dati pubblici e delle statistiche settoriali elementi a cui sarebbe necessario dedicare oggi una riflessione approfondita e ragionamenti nuovi. L’ultima occasione è stato il secondo Festival di Economia della Cultura, sabato scorso a Viterbo, con l’intervento di Massimo Rodà, Responsabile Scenari Macro e Geoeconomici di CDP.

La filiera dell’audiovisivo "gira" intorno alla produzione. Che è il cuore del sistema poiché raccoglie talenti della componente autorale e artistica e convoglia energie finanziarie a monte, per alimentare la catena del valore a valle: post-produzione, distribuzione nazionale e internazionale, sale cinematografiche, servizi media lineari e on demand, Festival, luoghi della conservazione, agenzie di comunicazione, pubblicità, formazione specializzata. Non solo, ma ogni nuovo progetto - che ha bisogno di almeno due o tre anni di sviluppo dall’ideazione al completamento - attiva numerose filiere esterne di fornitura, in particolare nei servizi (commerciali, turistici, finanziari, ad alto contenuto di conoscenza, creativi, tecnologici) oltre che nella manifattura, innescando dinamiche positive e generando un impatto economico rilevante, con moltiplicatore della produzione superiore a 3. Uno dei più alti nell’economia nazionale. Tra il 2015 e il 2024 il valore della produzione è cresciuto al tasso medio del 10% annuo, dato che dovrebbe accendere l’attenzione generale: quali altri settori possono vantare una dinamica positiva di questo tipo?

Gli investimenti in produzione hanno caratteristiche peculiari, nella loro configurazione di mix tra pubblico e privato: a fianco del 32% medio di credito di imposta attualmente assegnato dallo Stato, si colloca il restante 68% derivante dal mercato: broadcaster, servizi on demand, distributori, operatori internazionali. È infatti l’aumento della domanda il principale driver di crescita del settore della produzione, che ha vissuto un periodo di forte espansione dopo il 2015 e che si trova ora in una fase di assestamento.

L’occupazione: circa 120mila addetti, tra diretti e indiretti, con una componente femminile e giovane molto più alta rispetto alla media nazionale. Diffusi nell’intero Paese ma con una capacità, grazie al suo essere un’industria leggera, mobile e sensibile agli interessi e agli investimenti regionali, di generare un impatto occupazionale molto più forte nelle aree meno industrializzate, in particolare nel Mezzogiorno.

L’export: l’Italia è tornata competitiva a livello internazionale ed è cresciuta più della media europea, ritrovando una posizione solida grazie alla qualità dei contenuti, al dinamismo delle imprese, al riconosciuto valore delle maestranze e all’attrattività del Paese, delle sue location e delle sue infrastrutture principali.

Oggi il settore si trova a un punto di non ritorno, dopo il quale si capirà se potrà riuscire a dispiegare il suo pieno potenziale, rimuovendo ostacoli, correggendo gli strumenti attuali, dove necessario e da sempre auspicato, ovvero se dovrà ripiegare e retrocedere. A fine 2025 vediamo gli effetti degli investimenti attivati negli anni passati e ci confrontiamo con il futuro a brevissimo termine e con le scelte strategiche, della Nazione e delle imprese.

La manovra finanziaria in discussione in queste ore in Parlamento è un momento decisivo, anche per la consapevolezza pubblica: l’investimento dello Stato sull’audiovisivo è una leva fenomenale e un boost per l’economia, la cultura, la competitività italiane, non una spesa improduttiva. I risultati si sono visti in questi dieci anni, anche gli altrettanto evidenti effetti immateriali non direttamente misurabili: nei flussi turistici trainati dall’esperienza di visione di un film o di una serie, nei riconoscimenti internazionali, nella capacità di diffondere la lingua e la cultura italiane, di far conoscere la sua varietà di territori e identità, nel rafforzare la reputazione del Paese e la sua capacità di influenza nel mondo.

 

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