Intervista al Presidente ANICA Usai sul Sole24ORE: “Nel cinema a rischio decine di migliaia di posti di lavoro”

21/10/2025

IL Sole 24 ORE. L’intervista
Alessandro Usai. Presidente ANICA

L’allarme. Associazioni dell’audiovisivo in allerta per le misure in legge di Bilancio
Il taglio dei fondi e le misure in manovra sul Tax credit rischiano di bloccare senza rimedio il settore
Nel cinema a rischio decine di migliaia di posti di lavoro

 

“Prepariamoci perché, se confermate, con queste misure in Manovra il mondo del cinema e dell’audiovisivo in Italia si avvia a crisi certa. Sono a rischio decine di migliaia di posti di lavoro”.

Alessandro Usai, Presidente ANICA, l’associazione che rappresenta le imprese della filiera cineaudiovisiva, considera l’intervento sul Tax credit alla produzione per cinema e audiovisivo – taglio di 190 milioni nel 2026 e di 240 dal 2027 per il Fondo per il cinema e l’audiovisivo e lo stop allo “splafonamento” sugli anni successivi – un colpo letale per il settore.

“Con le altre associazioni stiamo ora chiedendo un incontro urgente al Governo. Partire con i tagli da gennaio 2026 farà scappare i produttori esteri e metterà in difficoltà insostenibili i produttori italiani. Una filiera industriale che è cresciuta molto e che per anni ha creato occupazione e introiti per lo Stato ora rischia il crollo”.

 

  • Beh, però sullo splafonamento è dal 2024 che l’ex direttore della Dg Cinema e audiovisivo Nicola Borrelli metteva in guardia.

Il credito d’imposta per il cinema e l’audiovisivo non è il Superbonus 110%. Qui lo Stato copre al massimo il 35% o il 40% dei costi, con un’aliquota media del 32%. Questo significa che a fronte di 1,4 miliardi di credito pubblico, stando alle cifre pubblicate da voi del Sole240re, ci sono 4,3 miliardi di risorse private investite. Quel 68% mancante. In totale, quindi, si parla di 5,7 miliardi di produzione audiovisiva tracciata, tassata. È un moltiplicatore economico, non una spesa a fondo perduto».

  • Ma, senza correttivi, come abbiamo scritto ci sono 14 miliardi di sbilancio.

Ricordo che lo Stato riconosce il Tax credit a opera finita, controlli effettuati, certificazioni dei costi sostenuti, fatture emesse e pagate. C’è sicuramente da considerare uno scarto che dipende dal fatto che molti progetti poi non partono, oppure che costano meno di quello che, preventivamente, in maniera cautelare viene dichiarato. Comunque spesso ci si dimentica di un particolare.

  • A cosa si riferisce?

Paesi come Francia, Germania, Spagna e Inghilterra hanno introdotto sistemi analoghi, in certi casi ispirati a quello italiano. La Germania lo ha dichiarato pubblicamente. Se il nostro sistema fosse così dannoso verrebbe imitato da economie leader? E quando il presidente Usa, Donald Trump, minaccia i dazi sulle produzioni non realizzate negli Usa di cosa sta parlando? Da quando c’è il credito d`imposta, la quantità e la qualità di produzioni venute a girare in Italia è cresciuta in maniera significativa. E le produzioni italiane hanno evitato di delocalizzare. E tutto questo ha significato economia, lavoro.

  • Certo è che già ora ci sono allarmi di profonda crisi occupazionale nel settore.

C’è un chiarimento da fare. Venerdì è arrivata, in Anica, una risposta del Cnel a una nostra richiesta di informazioni. Perché è circolato un dato da cui si desumeva che l’occupazione fosse calata del 90% nel 2024 sulla base dei numeri dei contratti di lavoro di tecnici e maestranze (classificati come “G121”). Ebbene, il dato esatto è 15.128 nel 2024 contro 18.426 nel 2023. Il Cnel ci ha comunicato che l’Inps aveva trasmesso un dato che non considerava una particolare categoria di lavoratori dello spettacolo. Ma non poteva non apparire da subito che il dato non tornasse. Quindi c’è un -18%. Non trascurabile, ma non quel 90% che invece ora rischia di diventare realtà.

  • Non pensa che le vicende sul Tax credit, come il caso Kaufmann, abbiano influito?

Le associazioni come Anica sono a favore di controlli rigorosissimi. Nel merito ci sono esposti che hanno portato al lavoro della Procura che verificherà su episodi che rappresentano, comunque, un numero ridottissimo. Vorrei invece segnalare un ulteriore elemento.

  • Quale?

Ogni euro investito in audiovisivo genera, secondo uno studio di Cdp, 3,54 euro di ricaduta economica complessiva. Ci sono benefici diretti, i posti di lavoro, le tasse e i contributi pagati allo Stato. Ma pensiamo anche al cineturismo o alla promozione internazionale dei territori. In generale resto convinto che il settore audiovisivo sia uno di quelli in cui l’Italia da qui al futuro può restare competitiva. Il nostro Paese è un set a cielo aperto dove abbiamo creato in questi anni professionalità e maestranze che altri Paesi non hanno. E per far questo ci vogliono decenni.

 

di Andrea Biondi

 

 

Archivio del cinema italiano
Facebook Page Twitter Account YoutTube Channel Instagram Profile