Copyright, Tozzi: «Manovra di Google e Microsoft dietro la rivolta del web»

4 luglio 2011

Intervista del Presidente dell’ANICA Riccardo Tozzi a Corriere.it – di Antonio Castaldo

Il presidente dell’Anica: il prodotto culturale va pagato
Ma sulla condivisione dei social network:«È inevitabile»

 

MILANO – Una guerra di sospetti e retropensieri. Il dibattito sul diritto d’autore online e sulla delibera in discussione all’AgCom è diventato uno scontro tra ombre. E sa da una parte si paventano attentati alla libertà d’espressione toutcourt, dall’altra c’è chi sospetta che dietro la mobilitazione della Rete si nascondano i più grandi gruppo dell’It mondiale. «Sono gli interessi dei grandi aggregatori che hanno scatenato questo putiferio». Riccardo Tozzi, produttore cinematografico e presidente dell’Anica, ha le idee molto chiare sulla rivolta del web italiano contro il provvedimento dell’authority che prevede una procedura di rimozione quasi automatica dei contenuti online che violano il copyright. «Google, Microsoft e le altre multinazionali – spiega Tozzi – non vogliono impicci e fanno lobbying per cancellare il diritto d’autore in rete».
I poteri occulti della rete si sono messi all’opera?
«Per carità, hanno il diritto di difendere i propri interessi, ma noi abbiamo il diritto e anzi il dovere di specificare che la proprietà intellettuale è la base della libertà di espressione. Cosa sono del resto i prodotti culturali se non libere espressioni del diritto d’autore?»
Eppure blogger e giuristi temono che per questa strada si arrivi a colpire l’indipendenza del web.
«Tutti vogliamo la tutela della libertà della rete come mezzo di espressione. Noi che ci muoviamo in simbiosi con gli autori, siamo in prima linea su questa battaglia di libertà. Ma esiste anche un altro diritto da difendere».
Il diritto di chi firma un libro, un film o una canzone. Suppongo.
«Precisamente, perché proprio su questo fronte rischiamo di perdere di vista il problema reale».
Ovvero?
«La Rete è un mezzo di comunicazione, ma è anche un mercato. È certo una piazza, un agorà come dicono tutti, dove si scambiano informazioni, comunicazioni, chiacchiere, amori, manifestazioni, lotte. Questa funzione va difesa con i denti. Esiste però anche la funzione di piattaforma per lo scambio di beni, appunto il mercato. E questo ruolo è in costante crescita».
C’è chi teme proprio questa trasformazione. Internet è sinonimo di gratuità.
«Ma se lei compra un quadro in rete lo paga o no? Nessuno pensa di avere gratis oggetti reali, neanche di quelli che sono il frutto di un lavoro intellettuale».
Quindi si procede sulla strada tracciata dall’AgCom?
«Noi siamo anche aperti a trovare altre formule, l’importante è stabilire che i veri interessi che stanno dietro questa mobilitazione sono quelli dei detentori del copyright. E non si tratta di ricconi, ma di semplici autori e artisti».
Il sospetto di diversi blogger è legato proprio all’AgCom, autorità di nomina politica in passato soggetta a pesanti pressioni. Ad esempio contro Annozero
«Allora qualsiasi cosa faccia l’Agcom è sbagliata. Noi siamo abbastanza adulti da non dipendere da Berlusconi. Del resto è un’era che sta finendo».
Ma che fine farà la condivisione dei contenuti multimediali sui social network? Sarà ancora possibile postare la scena di un film, magari doppiandola per scherzo?
«A costo di farmi linciare dAi miei colleghi dico che non cambia nulla, sono contrario all’idea di intangibilità integrale delle opere dell’ingegno. È un concetto che ormai non esiste. L’importante è che non circolino interi film. Se qualcuno vuole doppiare una scena di Braveheart in foggiano non vedo quale sia il problema. Anzi, quelle cose fanno ridere anche me»

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