“Cinema e/è Made in Italy?”

Si è svolta oggi presso la sala Cinema dell’ANICA la Tavola Rotonda “Cinema e/è Made in Italy”, organizzata dal Master in Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media della Facoltà di Economia dell’Università di Roma “Tor Vergata” e dalla Fondazione Economia Tor Vergata CEIS, in collaborazione con ANICA e con il patrocinio di FERPI. La Tavola Rotonda ha fatto incontrare in un’ottica dialogica e propositiva gli attori coinvolti in questo processo, nella comune convinzione che solo alleanze attive siano in grado di far uscire l’industria cinematografica italiana dalle secche di un’attenzione focalizzata prevalentemente sul livello nazionale e in particolare sulle dinamiche di investimento tipiche del mercato interno.

 
La tavola rotonda è stata coordinata da Luigi Paganetto, Direttore Master in Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media della Facoltà di Economia dell’Università di Roma “Tor Vergata” – Presidente Fondazione Economia Tor Vergata CEIS,
che ha aperto i lavori con il contributo “Cinema e/è Made in Italy?” qui in allegato.

Di seguito una sintesi degli interventi degli altri interlocutori partecipanti all’evento.

Riccardo Tozzi, Presidente ANICA, ha messo in evidenza le tendenze attuali del Cinema Italiano, che, a fine anno, unico in Europa e nel mondo occidentale, vedrà affiancare o addirittura superare la quota di mercato nazionale del cinema statunitense. “C’è una forte domanda di prodotto locale identitario –ha sottolineato Tozzi- e la nostra produzione culturale sta rispondendo a questa richiesta.” Una tendenza ormai durevole, secondo Tozzi,  che rispecchia un trend mondiale, in risposta alla globalizzazione e che può cessare solo a fronte di grossi errori, ma che ha bisogno anche di interventi focalizzati in tre principali direttrici: la prima è la digitalizzazione delle sale, bloccata perché le monosale hanno difficoltà a sfruttare in pieno le agevolazioni del tax credit. Per ovviare a tale problema si potrebbe ipotizzare che i benefici fiscali possano essere ceduti a terzi, in toto o in parte, come accade in altri paesi. L’adeguamento delle sale di città è un nodo altrettanto importante che va risolto intelligentemente, sfruttando la tecnologia a disposizione, che permette di aprire sale digitali multifunzionali in ogni centro abitato, cosa importante anche dal punto di vista sociale. L’altra grande direttrice d’intervento è la costruzione di una seria offerta legale di film su Internet, che va associata alla battaglia per sconfiggere la pirateria, anche e soprattutto come cultura. “Non possiamo non combattere le posizioni sia degli allegri sprovveduti che fanno passare la pirateria per libertà della rete, che dei furbacchioni che si alleano a loro solo per sfruttare senza spese il lavoro degli altri. Non considerare i beni immateriali come una merce è una posizione da medioevo.”
Altra linea necessaria di intervento, secondo il Presidente dell’ANICA, è proprio quella del “Made in Italy”: Le difficoltà di circolazione internazionale dei film è diminuita in tutto il mondo, e anche i prodotti statunitensi trovano riscontrano problemi. E’ un effetto dell’affermazione dei prodotti locali. “In ogni caso, occorre affermare un concetto più sofisticato di export del nostro prodotto, una sua interpretazione alta che, più che badare alla quantità, privilegi la qualità. Perché il cinema, come e più degli altri prodotti culturali, contribuisce a definire l’immagine del Paese, a comunicarne la creatività, la vitalità, lo stile. I nostri film si affermano –ha concluso Tozzi- con il cinema dell’umano, raccontando storie in cui il pubblico riesce a rispecchiarsi. E’ questa la caratteristica che dobbiamo esportare.”
 
Lamberto Mancini, Segretario Generale ANICA e Direttore Generale di CINECITTA’ STUDIOS, ha rimarcato la necessità di riaffermare la capacità italiana di fare cinema, attraendo produzioni dall’estero con le competenze e il lavoro delle maestranze italiane. “Abbiamo la migliore normativa tax credit dell’Europa, ma l’incertezza politica ha fatto recentemente distogliere dall’Italia investimenti importanti. L’incertezza non paga.”

Francesco Delzio, Direttore Relazioni Esterne e Affari Istituzionali GRUPPO PIAGGIO ha ricordato il mito della “Vespa” che nacque proprio con il cinema, decretandone anche il successo commerciale. “Non è una questione che si può limitare al product placement, quanto piuttosto una questione complessiva di comunicazione, che comprenda  e metta in rapporto il valore del prodotto con quello del film”.
 
“Bisognerebbe parlare più propriamente di “mood placement” piuttosto che di product placement”, ha confermato Manuela Kron, Direttore Corporate Affairs NESTLE’-Perugina, portando l’esempio del lavoro della sua azienda nel cinema, non solo italiano. Il nostro obiettivo non è vendere un prodotto, ma creare un desiderio.”

Paolo Ferrari, in qualità di Presidente Warner Bros. Italia, ha ripercorso il cammino della collaborazione tra compagnie americane e produzione di film italiani, portando ad esempio la diffusione di “Amarcord” di Fellini in tutto il mondo, la produzione di film italiani da parte della Warner (che ha fatto da apripista ad altre compagnie americane), fino all’esempio dell’ultimo film di Paolo Sorrentino, “This must be the Place”, che rappresenta un nuovo modo di rapportarsi e la strada per il futuro.

Osvaldo De Santis, Presidente 20TH CENTURY FOX ITALIA ha insistito sul fatto che la produzione italiana, dopo essersi consolidata internamente soprattutto con le commedie, possa creare un’offerta più ampia che faciliti l’esportazione all’estero del nostro cinema, anche attraverso l’aiuto di Internet.
 
Roberto Cicutto, Presidente CINECITTA’ LUCE, ha ricordato come il cinema italiano sia stato sempre utilizzato dal Made in Italy, per affermare prodotti italiani all’estero. “Dovremmo pensare seriamente al fatto che, riconosciuta questa funzione al cinema, le aziende italiane mettano a disposizione fondi per la promozione e la diffusione del cinema italiano all’estero. Elementi fondamentali di questa nuova determinazione, secondo Cicutto, sono l’Agenzia per la Promozione del Cinema Italiano e la costruzione di una rete di venditori internazionali che operino in Italia, che va sostenuta e rafforzata.
  
Laura La Corte, Responsabile Area Beni Consumo, Moda Persona, Tempo Libero dell’ICE ha ricordato come promuovere un Paese sia promuovere il suo stile di vita. “Nel mondo c’è un’enorme voglia di Italia, ma questo non ci deve esimere dal fatto che la nostra creatività debba essere sostenuta e presentata al meglio, attraverso una promozione integrata sia globale che mirata al singolo settore”.
 
Sergio Cherubini, Vice Direttore del MASTER IN ECONOMIA E GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE E DEI MEDIA dell’UNIVERSITÀ DI ROMA TOR VERGATA ha spiegato che il cinema italiano, per aumentare le proprie potenzialità, deve migliorare la propria offerta, ovvero perfezionare il proprio marketing. La strategia di marketing, che oggi si rivolge quasi solo al consumer finale, deve invece orientarsi anche alle aziende private e agli enti pubblici in modo da acquisire nuovi servizi per promuovere e collocare meglio il prodotto. Parallelamente, compito del “made in Italy” non è solo vendere un prodotto ma promuovere il prodotto al meglio delle potenzialità, in Italia come all’estero, sfruttando i servizi giusti.

Nicola Borrelli, Direttore Generale per il Cinema del MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI, ha concluso i lavori ricordando come il Made in Italy debba molto al cinema. “Una struttura solida per l’industria del cinema eleva il valore culturale del prodotto film e preserva la nostra identità culturale.” Dal momento che negli ultimi anni il cinema italiano ha consolidato la sua posizione sul mercato interno, ora, secondo Borrelli, occorre pensare a cosa fare per allargare all’estero la presenza del cinema italiano, che può rappresentare nel breve periodo una risorsa aggiuntiva importante e che si può ottenere anche rafforzando le società italiane di vendita all’estero e sfruttando al meglio Internet.

Archivio del cinema italiano
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