Tusma. Produttori indipendenti ANICA preoccupati per revisione sistema quote

12 marzo 2024

 

La riforma del Tusma, in discussione in Parlamento, preoccupa i produttori indipendenti dell’ANICA, che hanno esposto in un documento le proprie perplessità e le proprie richieste alle istituzioni.

Oggi le piattaforme devono investire il 20% in opere di produttori indipendenti. Sono investimenti che le piattaforme – che raccolgono ricavi nel nostro Paese – sono assolutamente in grado di sostenere. Come avviene in altri Paesi europei, tra cui Francia e Germania.

La riforma in corso, invece, include la revisione delle quote di investimento in film, serie, documentari italiani ed elimina la norma contenente le tutele verso grandi broadcaster e player globali, con il rischio concreto di lasciare i produttori senza alcuna difesa, a discapito della nostra industria.

Perché? A favore di chi? L’ovvia conseguenza è ridurre il peso dei racconti italiani e favorire le produzioni internazionali.

Per i produttori indipendenti italiani la conferma delle attuali regole e la tutela di condizioni negoziali e contrattuali eque è fondamentale, non solo per una crescita dell’industria audiovisiva italiana, ma anche per mantenere il valore dei diritti e la proprietà intellettuale nel nostro paese. Tali regole devono essere mantenute nel TUSMA e strettamente coordinate con la regolamentazione relativa al tax credit.

I produttori chiedono “il mantenimento delle esistenti quote di investimento obbligatorio, il rafforzamento delle sotto-quote Italia e Cinema e l’introduzione della sotto-quota Animazione”. Chiedono che “gli obblighi di investimento siano assolti esclusivamente attraverso forme contrattuali che non li rendano meri produttori esecutivi e che non siano calcolate a questo scopo le spese di distribuzione e promozione”. Questo “al fine di mantenere e rafforzare i livelli occupazionali raggiunti negli ultimi anni, garantire l’accesso al settore di giovani imprenditori e nuovi talenti, di sostenere la biodiversità dell’industria audiovisiva italiana – composta per lo più da piccole e medie imprese – e di mantenere la titolarità delle idee sulle nostre storie, sviluppate e realizzate in Italia”.

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