Mattarella: «Il cinema è un volano dell’immagine e della qualità italiana, un bene comune, un tesoro da valorizzare e promuovere»

Si è svolta al Palazzo del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la presentazione dei candidati ai Premi “David di Donatello” per l’anno 2018.

La cerimonia, condotta da Francesco Pannofino, è stata aperta dagli interventi di Piera Detassis, Presidente e Direttore Artistico dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi “David di Donatello”, di Stefania Sandrelli, che ha portato il saluto a nome del Cinema italiano, e di Dario Franceschini, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

Dopo la presentazione dei candidati, il Presidente Mattarella ha pronunciato un discorso.

Erano presenti il Presidente dell’AGIS, Carlo Fontana, il Presidente dell’ANICA, Francesco Rutelli, esponenti della cultura, dell’arte, dello spettacolo, dell’industria e personalità rappresentative della società italiana.

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Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Cerimonia di presentazione dei candidati ai Premi “David di Donatello”
Palazzo del Quirinale 21/03/2018

Un cordiale saluto e un benvenuto a tutti voi.

Mi congratulo con i candidati al Premio David di Donatello. Entrare nelle cinquine è un traguardo prestigioso, che segue i riconoscimenti già ottenuti dal pubblico e dalla critica. Stasera le statuette saranno per alcuni di voi il suggello di un grande impegno artistico.

Per me incontrarvi qui è anzitutto l’occasione per esprimere l’augurio migliore al cinema italiano, e ai progetti in cantiere per il prossimo futuro.

Ringrazio Piera Detassis – con gli auguri per il suo nuovo ruolo di presidente – e il ministro Dario Franceschini per le riflessioni che ci hanno offerto sui problemi del cinema e sulle linee di uno sviluppo che può renderlo più forte, più capace di affrontare le nuove sfide e, in questo modo, continuare a essere un motore della cultura italiana.

Il cinema esprime e produce cultura. Ne rappresenta una grande leva, diffusa nel tessuto sociale, che ci aiuta a comprendere il nostro tempo, e che ci fa, talvolta, scoprire realtà dimenticate.

Saluto Stefania Sandrelli, che ringrazio per il suo intervento. Quest’anno riceve il premio speciale, che va anche a Diane Keaton: due grandi protagoniste. Due donne, apprezzate e amate dagli spettatori di tutto il mondo, che hanno attraversato la storia del cinema del proprio paese, l’Italia e gli Stati Uniti, diventandone vere icone.

Questa edizione dei David è arricchita anche dal premio a Steven Spielberg. Nel suo straordinario percorso artistico è riuscito a esprimere il proprio talento nei generi più diversi. Lo ritengo un grande testimone di ciò che va detto sul cinema.

Tutti voi siete sfidati a cambiare le tecniche, a interpretare i nuovi gusti, a rispondere a domande inedite del mercato, a guidare una macchina industriale complessa, ma i vostri prodotti, la vostra originalità continuano a offrire molto alla società in un tempo in cui l’estrema velocità dei ritmi rischia talvolta di schiacciare la fantasia e produrre una pericolosa omologazione.

Nell’interdipendenza crescente con la tv, con il web, con le multiformi piattaforme, il cinema continua ad avere il suo specifico ruolo, e il suo profilo. Peraltro, molti di voi realizzano e progettano anche prodotti televisivi, talvolta di grande valore, in cui tecnica e cultura cinematografica si fondono con i linguaggi del piccolo schermo. I confini non sono più così netti come un tempo: ma anche questo, credo, debba essere inteso come un’opportunità. Certo, occorre mettere a punto regole, assicurare al cinema condizioni di vivibilità, costruire opportunità di lavoro e di formazione per impedire che uno sviluppo squilibrato dei mercati tolga ossigeno all’industria del cinema e, quindi, anche alla creatività che essa sa esprimere.

La nuova legge sul cinema, nata da un proficuo dialogo in Parlamento e da un serio confronto con gli operatori del settore, è ora alla verifica dei fatti. Il varo dei decreti attuativi suscita aspettative positive, e può aiutare produttori, distributori, autori a reperire le risorse necessarie per realizzare nuovi progetti, superando anche quei criteri arbitrari che suscitavano perplessità e talvolta polemiche.

Molte delle norme stabilite dalla nuova legge sono storiche richieste del cinema. Mi auguro che ne tragga beneficio il talento italiano, che l’industria cinematografica possa crescere nei diversi comparti professionali, che nuove leve entrino in campo, e che anche le produzioni indipendenti, le start up e le imprese più piccole possano trovare modo di realizzare i loro lavori e di presentarle al pubblico.

Di sicuro, il dialogo tra operatori e istituzioni deve continuare. La legge sul cinema apre una strada sulla quale procedere ancora, con determinazione, senza passi indietro. Per quanto mi riguarda, vi sarà il mio impegno affinché la qualità italiana possa esprimersi sempre meglio e confrontarsi, con prestigio, in Europa e nel mondo.

E’ questo un obiettivo che attiene all’immagine e al prestigio del nostro Paese. Abbiamo una storia molto ricca, di cui siamo orgogliosi e che ci offre, con forza, ancora energia e ispirazione. Settant’anni fa, nell’anno in cui entrava in vigore la nostra Costituzione, arrivava nelle sale “Ladri di biciclette”, capolavoro di Vittorio De Sica, poi insignito del premio Oscar. Sessant’anni fa, nel 1958, l’Oscar venne attribuito a Federico Fellini per “Le notti di Cabiria”. Quarant’anni or sono, Ermanno Olmi vinceva la Palma d’Oro di Cannes per “L’albero degli zoccoli”. L’opera di Giuseppe Tornatore, “Nuovo cinema paradiso” è del 1988, e sono trascorsi trent’anni. Poco meno di dieci anni dopo, “La vita è bella” di Roberto Benigni ha conquistato di nuovo un Oscar.

E’ una storia che può, e deve continuare come dimostra, anche quest’anno, il film di Luca Guadagnino, “Chiamami col tuo nome”, entrato tra i finalisti a Hollywood e premiato per la miglior sceneggiatura non originale.

La cultura italiana trova diffusione attraverso i numerosi linguaggi che la esprimono e la arricchiscono.

Il melodramma è un veicolo di diffusione straordinario. Mozart utilizzò la lingua italiana per sue opere. Per definizione l’italiano è la lingua della musica. La cultura italiana si esprime, ancora, attraverso le opere d’arte che dal Rinascimento hanno parlato all’Europa.

L’Italia è anche la sua letteratura, i suoi paesaggi; ed è il suo cinema: le nostre storie, i nostri autori, le professionalità così intense che lo caratterizzano, sono altrettanti elementi del nostro ruolo nella sempre più comune civiltà dei popoli.

Il cinema è anche un vetrina e un volano dell’immagine e della qualità italiana. Sono ragioni ulteriori per considerarlo un bene comune, anzi un tesoro da valorizzare, un bene da promuovere perché attraverso di esso tutto il sistema-Paese può trarne beneficio.

Investire sul cinema italiano vuol dire fornire risorse certe e procedure trasparenti. Vuol dire migliorare le sale, attrezzarne di nuove, talvolta impedire che chiudano sale storiche. Investire sul cinema vuol dire anche consentire ad esso i canali e gli strumenti per raggiungere il pubblico. Non posso che auspicare, ancora una volta, insieme a voi, che nella programmazione televisiva venga garantito il giusto spazio alle produzioni e alle co-produzioni italiane. Sono state poste le premesse per dare maggior forza ai nostri prodotti e ora occorre dare attuazione alle nuove norme, e utilizzarle.

Le presenze in sala, nel 2017, hanno registrato una flessione. Confido che questo risultato rappresenti una sfida: affidata anzitutto alla vostra libertà, alle vostre capacità creative, alle capacità organizzative delle produzioni.

Abbiamo visto quanto sia importante anche il ruolo di supporto e di sostegno che la parte pubblica può fornire a un’industria di valore strategico per il Paese. Lo abbiamo visto, ad esempio, nel rilancio di Cinecittà, che è parte importante della storia e dell’infrastruttura del cinema italiano, e che può svolgere una funzione propulsiva nel nuovo scenario, anche favorendo co-produzioni e consentendo a produzioni estere di lavorare con profitto nel nostro Paese.

Significativa è anche l’incidenza del vostro lavoro sul sentire comune, sul costume, sulla pubblica opinione. I vostri messaggi, come le emozioni che trasmettono i vostri film, giungono alle persone e compongono, insieme a tanti altri elementi, quell’impasto che anima la nostra quotidianità. Questo aggiunge una responsabilità alla vostra libertà. Siete personalità autorevoli, riconoscibili, le vostre parole sono ascoltate.

Attrici, registe, operatrici del mondo del cinema hanno, con forza, in questo periodo, denunciato mancanza di parità nei diritti, nelle opportunità, nelle condizioni di lavoro; una inaccettabile pretesa di considerarle in condizione di inferiorità. Pretesa che non di rado sfocia anche in pressioni indebite e in violenze, morali e fisiche. Desidero ringraziare per la lettera che ho ricevuto da donne del cinema.

Questa distorta concezione nei confronti delle donne, presente in tanti ambiti della società, è insopportabile per persone libere, che concepiscono la parità come premessa irrinunciabile di ogni comunità umana. Nessuno, in alcun ambiente, deve sottrarsi a questo dovere di civiltà ed è sorprendente che vi sia ancora bisogno di rammentarlo.

Oggi – secondo la tradizione del calendario – è il primo giorno di primavera. Una bella data per i Premi David, che rappresentano da tempo la festa del cinema italiano.

Tutti, certamente, condividiamo, anche oggi, il desiderio di ricordare Gian Luigi Rondi, che possiamo considerare il costruttore di questa giornata, ormai tradizione del cinema italiano.

Auguro a tutti voi e a coloro che lavorano nel cinema una nuova primavera. Abbiamo le risorse intellettuali, le energie umane, le forze organizzative per affrontare la nuova stagione con fiducia.

Buon lavoro a tutti.

 

Roma, 21 marzo 2018

Archivio del cinema italiano
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