Un ddl che fa discutere (Box Office)

Il ddl Di Giorgi non convince operatori e analisti. Che si aspettano, invece, dal ministro Franceschini le risposte alle esigenze del settore

Nelle prossime settimane inizieranno le consultazioni sul ddl cinema presentato da 47 senatori che ruota attorno al Centro nazionale del Cinema e al prelievo di scopo. Un testo che fa discutere (come dimostrano i pareri che abbiamo raccolto), che non ha il consenso di buona parte dei settori dell’industria cinematografica e che rischia di essere oscurato dal testo che sta preparando il ministro del Mibact Dario Franceschini. Ma che ha il merito di tornare a far parlare di industria del cinema nella sua complessità. a pag.18 l’impressione è che non avrà vita facile. anzi, magari non ne avrà proprio, il ddl presentato a luglio da 47 senatori in gran parte del PD. Un testo che ha suscitato non poche critiche, in particolare delle associazioni che non sono state consultate prima dell’elaborazione. e che, nel merito, ritengono in gran parte superata la “lettura” del mercato alla base dell’ipotesi legislativa. senza contare che il ministro Dario Franceschini si sta muovendo in parallelo su un suo testo, che entro fine anno dovrebbe vedere la luce. e, a parte qualche elemento specifico condivisibile del ddl Di giorgi (dal nome della senatrice prima firmataria), il settore si aspetta dal Ministero il vero cambio di passo. gli operatori riccardo tozzi , presidente anica, è molto netto nel considerare “vecchio” lo scenario sotteso al testo presentato: «Il ddl risente di essere formulato sulla base di un’analisi – che era anche la nostra – valida fino a 4-5 anni fa: nel frattempo è cambiato radicalmente tutto, oggi l’installazione del sistema francese in Italia è poco realistica. e forse nemmeno in linea con le esigenze del settore, che richiedono più che una legge di sistema alcuni interventi specifici. Inoltre il prelievo scatenerebbe una guerra civile all’interno della filiera: è un sistema apparentemente ideale di creazione di risorse, ma manca del presupposto che lo ha reso possibile in Francia decenni fa, quando fu realizzato; ovvero l’abbattimento dell’Iva. Mentre costruire un altro grande ente pubblico, il Centro Nazionale del cinema, non mi sembra in sintonia con i tempi: il ddl prefigura uno strumento molto “pesante”, di cui non si sente proprio il bisogno. anche perché ora funziona molto bene l’interlocuzione con i ministeri, Mibact e Mise. trovo comunque positivi due aspetti: il disegno di legge ha generato un po’ di comunicazione di opinione e creato attenzione a livello parlamentare». sono altre, però, le esigenze reali del settore, per il presidente anica: «abbiamo una situazione distributiva disastrosa, tra stagione ristretta e squilibrio economico dell’esercizio. Nelle grandi città mancano sale attrattive come all’estero: quelle attuali sono da difendere ma non sono sufficienti e non sono una risposta adeguata. Dobbiamo chiedere con forza un doppio intervento: un provvedimento generale di agevolazioni generalizzate che aiuti tutto l’esercizio, in difficoltà, su tasse e utenze; ma anche un piano selettivo lanciato dal governo, che coinvolga gli enti locali, per la semplificazione burocratica e l’incentivazione alla costruzione di nuove strutture all’avanguardia, che potrebbero apportare un incremento di pubblico come è avvenuto altrove. E com’era successo in Italia con il circuito di multiplex, efficiente per il prodotto americano. Per chi ama il cinema italiano e di qualità, invece, l’offerta non è moderna come in altri territori europei. Su questo punto dobbiamo insistere anche nel settore, insieme all’Anec, perché non c’è abbastanza consapevolezza» …

Box Office, N.16/17 – 15 settembre 2015 – ANTONIO AUTIERI E STEFANO RADICE

 

 

Archivio del cinema italiano
Facebook Page Twitter Account YoutTube Channel Instagram Profile